Mese: marzo 2015

Perché io?

Fu chiesto al pastore inglese Joseph Parker: “Perché Gesù scelse Giuda perché fosse Suo discepolo?” Egli rifletté sulla domanda, e per un momento non diede alcuna risposta. Poi disse che era alle prese con una domanda ben più difficile: “Perché ha scelto me?”

È bellissimo!

Dopo essere stato fuori per lavoro, Terry voleva comprare qualche piccolo regalino per i suoi bambini. All’aeroporto, il commesso nel negozio di articoli da regalo gli consigliò una serie di giochi costosi. “Non ho così tanti soldi con me”, disse Terry. “Ho bisogno di qualcosa che costi meno”. Il commesso cercò di farlo sentire in colpa. Ma Terry sapeva che i suoi figli avrebbero apprezzato qualunque gioco avrebbe portato, perché erano regali fatti col cuore. E infatti aveva ragione: i bambini furono felicissimi dei doni che portò loro.

Chi sei Tu?

Di tanto in tanto, leggiamo di persone che si offendono quando non vengono trattate con sufficiente rispetto e deferenza. “Sai chi sono io?” urlano indignati a quel punto. E così ci ricordiamo del proverbio che dice: “Se hai bisogno di dire alla gente chi sei, probabilmente non sei chi pensi di essere”. Gesù invece conservò un atteggiamento totalmente opposto a quello arrogante e interessato all’autoaffermazione—anche quando la Sua vita stava per volgere al termine. Gesù entrò a Gerusalemme in mezzo alle grida di esultanza della gente (Mat 21:7-9). Quando qualcuno chiedeva in città: “Chi è Costui?”, la folla rispondeva: “Questi è Gesù, il profeta che viene da Nazaret di Galilea” (vv. 10-11). Gesù non è venuto per pretendere privilegi speciali ma per dare umilmente la Sua vita in obbedienza alla volontà di Suo Padre.

Il sentiero degli alberi

Negli ultimi anni, mia figlia si è appassionata alla storia delle popolazioni indigene della zona settentrionale del Michigan, dove lei vive. Un pomeriggio d’estate, mentre le facevo visita, mi ha mostrato un sentiero contrassegnato con il nome “Trail Trees”, il sentiero degli alberi. Mi spiegò che si pensa che molti anni fa i Nativi d’America piegassero i giovani alberi in modo tale che indicassero la via verso una direzione precisa e crescendo mantenessero quella forma inusuale.

Rumoristi

Crunch, Crunch, Whoosh! Agli albori della storia del cinema, i rumoristi creavano suoni che accompagnassero la storia. Ad esempio, stringere un astuccio in pelle pieno di mais riproduceva il suono dello scricchiolio sulla neve, agitare un paio di guanti imitava lo sbattere d’ali degli uccelli, e muovere un sottile bastone nell’aria serviva per replicare un fruscio. Per rendere il film il più realistico possibile, questi artisti usavano tecniche creative per replicare i suoni più svariati.

La scelta definitiva

Provenendo da un contesto in cui si veneravano divinità ancestrali, mio padre, ormai novantenne e vicino alla morte, pronunciò questa importante affermazione: “Quando morirò” disse faticosamente, “nessuno dovrà fare altro oltre a quello che farà la chiesa. Nessuna divinazione, nessun sacrificio ancestrale, nessun rituale. Come la mia vita è nelle mani di Gesù Cristo, così dovrà esserlo la mia morte!”.

L’orologio di Dio segna l’ora perfetta

Di tanto in tanto, vado a trovare due donne anziane. Una non ha difficoltà economiche, è in salute per la sua età e vive ancora nella sua casa. Ma riesce comunque a trovare sempre qualcosa di negativo da dire. L’altra è affetta da artrite e ha problemi con la memoria. Vive in modo molto semplice e segna i suoi appuntamenti per non dimenticarli. Ma ogni volta che qualcuno va a trovarla nel suo piccolo appartamento, il suo primo commento è: “Dio è così buono con me”. Durante la mia ultima visita, porgendole il blocchetto dei promemoria, ho notato che il giorno precedente aveva scritto: “Domani a pranzo fuori! Meraviglioso! Un altro giorno felice”.

Confidare semplicemente

Quando i nostri figli erano piccoli, portarli dal medico era sempre un’esperienza interessante. La sala d’attesa era piena di giochi a loro disposizione e di libri per bambini che io leggevo loro. Quindi arrivare fino alla sala d’attesa non costituiva un problema. Ma appena li prendevo per portarli nella stanza delle visite, tutto cambiava. Il divertimento si trasformava improvvisamente in paura quando l’infermiera si avvicinava con l’ago per la puntura. Più si avvicinava, più i bambini si avvinghiavano al mio collo. Si aggrappavano a me per avere conforto, sperando in un salvataggio, non sapendo che quella puntura era per il loro bene.

Riflettori di luce

Il piccolo e grazioso villaggio di Rjukan, in Norvegia, è un bel posto in cui vivere—ma non durante le buie giornate invernali. Situato in una valle ai piedi dell’imponente Monte Gaustatoppen, la cittadina non riceve luce diretta dal sole per quasi metà dell’anno. A lungo i residenti hanno considerato l’idea di posizionare degli specchi sulla cima della montagna per riflettere i raggi del sole. Ma l’idea non era realizzabile, almeno fino a poco tempo fa. Nel 2005 infatti un artista locale diede il via al “Progetto dello Specchio”, aperto a tutti coloro che potevano lavorare alla realizzazione dell’idea. Otto anni più tardi, nell’ottobre del 2013, gli specchi entrarono in funzione. I residenti erano accalcati lungo le vie della città per godersi i raggi riflessi del sole.