Un cuore pieno di compassione
Eravamo in sette e volevamo assistere ad uno spettacolo musicale in un affollato parco divertimenti. Siccome volevamo sederci vicini, ci infilammo tutti in una stessa fila. Mentre stavamo passando, una donna si infilò tra noi. Mia moglie le fece notare che volevamo sederci tutti insieme, ma lei rispose tagliente: “Che peccato!” mentre spingeva altre due persone con lei nella fila.
Dietro le quinte
Mia figlia aveva mandato un messaggio ad un’amica, sperando di ricevere al più presto la risposta alla sua domanda. Dal telefono poteva vedere che l’amica aveva letto il messaggio, così attese con ansia la risposta. Più passava il tempo, più la sua frustrazione cresceva, e con essa l’irritazione per il ritardo della risposta. L’irritazione si trasformò in preoccupazione, e iniziò a chiedersi se ci fosse un problema irrisolto tra loro. Alla fine la risposta arrivò, e mia figlia fu sollevata all’idea che tra loro non ci fossero problemi irrisolti. Semplicemente la sua amica stava cercando le informazioni per poter rispondere alla sua domanda.
Quando “sì” significa “no”
Ringrazio Dio per aver avuto il privilegio di poter assistere mia mamma durante la sua battaglia contro la leucemia. Quando le medicine iniziarono a fare più male che bene, lei prese la decisione di interrompere le cure. “Non voglio più soffrire,” mi disse. “Desidero vivere i miei ultimi giorni con la famiglia. Dio sa che sono pronta a tornare a casa”.