Mio marito Jack si trovava al 40° km della gara, a soli 2 km dall’arrivo, quando restò senza forze.

Era la sua prima maratona, e stava correndo da solo. Dopo essersi fermato ad un punto di ristoro per bere, si sentì ancora più esausto e si sedette sull’erba. Passarono i minuti, ma non riusciva a rialzarsi. Aveva già deciso di arrendersi e mollare la gara quando due donne, insegnanti di scuola media, si fermarono accanto a lui. Non si conoscevano, ma notarono che Jack era difficoltà, e così gli chiesero se volesse correre con loro. All’improvviso, Jack ritrovò le forze. Si alzò e, insieme alle due donne, concluse la gara.

Quelle due donne che incoraggiarono Jack mi ricordano di Aronne e Hur, i due amici che aiutarono Mosè, capo del popolo di Israele, in un momento davvero cruciale (Es 17:8-13). Gli Israeliti erano sotto attacco, in battaglia. Quando Mosè teneva le mani alzate, il popolo vinceva; quando le abbassava, perdeva (v. 11). Così, quando a Mosè vennero meno le forze, Aronne e Hur si misero ciascuno ad un lato di Mosè e tennero le sue mani sollevate fino al tramonto (v. 12).

Seguire Dio non è solo una questione di perseveranza. Non siamo stati creati per correre la gara della vita da soli. Avere qualcuno accanto può aiutarci a perseverare durante i momenti difficili, mentre svolgiamo i compiti che Dio ci ha chiamati a fare.