Mese: Aprile 2018

Ovunque

Mentre rovistavo in una scatola di vecchie fotografie del matrimonio, le mie dita si fermarono su una foto di me e mio marito, novelli sposi. Allora i miei occhi tradivano la mia devozione: sarei andata ovunque con lui.

L’arte del perdono

Un pomeriggio trascorsi due ore ad ammirare una mostra d’arte dal titolo Il Padre e i Suoi due Figli: l’Arte del Perdono. Tutte le opere esposte avevano un solo soggetto: la parabola di Gesù del figlio prodigo (vedi Luca 15:11-31). Trovai particolarmente espressivo il dipinto di Edward Rojas. L’opera ritrae il figlio minore mentre torna a casa, vestito di stracci e col capo chino. Alle sue spalle, un mondo di morte e desolazione; passo dopo passo, il giovane percorre il sentiero verso casa, mentre il padre già sta correndo verso di lui. Sotto l’immagine, ci sono le parole di Gesù: “Ma mentre egli era ancora lontano, suo padre lo vide e ne ebbe compassione” (v. 20).

Senza fretta

“Elimina la frenesia, senza pietà”. Dopo che due amici mi hanno ripetuto questo famoso adagio del saggio Dallas Willard, ho capito che avrei dovuto prenderlo sul serio. Dove stavo correndo, sprecando tanto tempo ed energie? E, cosa più importante ancora, in quale direzione stavo andando, senza neppure cercare l’aiuto e la guida di Dio? Nelle settimane e nei mesi seguenti, ho ricordato più volte quelle parole, tornando sui miei passi e chiedendo al Signore di darmi saggezza. Mi sono imposta di confidare in Dio, invece che affidarmi alle mie vie.

Origini difficili

“Di dove sei?” Spesso usiamo questa domanda per conoscere meglio qualcuno. Ma per molti di noi la risposta è complicata. Non sempre vogliamo condividere tutti i dettagli.

Imparare a conoscere Dio

Per quanto io riesca a ricordare, ho sempre desiderato essere madre. Ho sognato per anni di sposarmi, restare incinta e tenere tra le braccia il mio bambino per la prima volta. Quando poi mi sono sposata, io e mio marito non abbiamo mai pensato di aspettare prima di allargare la famiglia. Ma dopo vari test di gravidanza negativi, ci siamo resi conto di avere problemi di infertilità. Seguirono mesi di visite mediche, test, lacrime. Ci sentivamo in mezzo ad una tempesta. L’infertilità era una pillola amara da mandare giù e alimentava i miei dubbi sulla bontà e la fedeltà di Dio.

Solo un secondo

Gli scienziati sono piuttosto pignoli quando si tratta del tempo. Alla fine del 2016, gli studiosi del Goddard Space Flight Center del Maryland hanno aggiunto un secondo extra all’anno. Così, se hai avuto la sensazione che il 2016 fosse più lungo del solito, bene, avevi ragione.

Ragioni per cantare

Quando avevo tredici anni, la scuola richiese che tutti gli alunni partecipassero a quattro corsi diversi, tra cui economia domestica, arte, coro e intaglio del legno. In occasione del primo giorno di coro, l’insegnante ci chiamò a turno al pianoforte per ascoltare le nostre voci e suddividerci in gruppi. Quando toccò a me, cantai le note più volte. Ma l’insegnante non mi indicò un gruppo a cui aggregarmi: al contrario, dopo vari tentativi mi inviò all’ufficio scolastico perché fossi assegnata ad un corso diverso. Da quel momento in poi, ho sempre pensato che sarebbe stato meglio non cantare affatto, mai ad alta voce.

Nelle nostre tempeste

Il vento soffiava, i lampi squarciavano il cielo, le onde si alzavano. Ero convinto che sarei morto. Io e i miei nonni eravamo andati a pesca sul lago, ma ci eravamo trattenuti troppo a lungo. Mentre il sole tramontava, una forte tempesta si era scatenata sopra di noi. Mio nonno mi ordinò di sedermi davanti, per evitare che la barca si ribaltasse. Il terrore invase il mio cuore. Ma poi, in qualche modo, iniziai a pregare. Avevo quattordici anni.

Se uno soffre, tutti soffrono

Quando un collega chiamò per avvisare che sarebbe rimasto a casa quel giorno, tutti ci preoccupammo. Aveva fitte acute di dolore e stava male. Dopo una corsa in ospedale e un giorno di riposo a casa, tornò a lavoro mostrandoci la causa del suo male—un calcolo renale. Aveva chiesto al medico di poter portare a casa il sassolino per ricordo. Guardandolo, non riuscii a non ripensare ai calcoli renali che avevo avuto anch’io anni prima. Un dolore devastante.