Mese: agosto 2020

Il rischio di cadere

Quando la mia amica Elaine si stava riprendendo in seguito ad una brutta caduta, un inserviente dell’ospedale le mise un braccialetto giallo al polso. C’era scritto: “Rischio Caduta”. Significava che bisognava stare attenti alla paziente, dato che facilmente si sarebbe sentita instabile una volta in piedi. Così tutti avrebbero dovuto aiutarla ad andare da un posto all’altro.

Insieme

Mentre ero in fila per salire su una delle attrazioni più popolari di un parco divertimenti, notai che la maggior parte delle persone stava chiacchierando e sorridendo, invece che lamentarsi della lunga attesa. Mi fece pensare al motivo per cui anche stare in fila potesse essere un’esperienza divertente. La risposta è che quasi nessuno era da solo. Al contrario, tutti avevano amici, familiari, un gruppo o erano in coppia: avevano qualcuno con cui condividere l’esperienza, quindi anche aspettare in fila era molto diverso che se fossero stati da soli.

Giganti nel Signore

Dopo essere rimasti accampati intorno al Monte Sinai per due anni, il popolo di Israele stava per entrare in Canaan, il Paese che Dio aveva loro promesso. Il Signore disse loro di mandare dodici spie perché facessero un resoconto del Paese e dei suoi abitanti. Quando le spie videro che il popolo di Canaan era forte e che le loro città erano grandi, dieci di loro dissero: “Non ce la faremo!” Due invece affermarono “Possiamo farcela!”

Ossessione del paragone

Thomas J. DeLong, professore alla Harvard Business School, in America, ha notato una tendenza fastidiosa tra i suoi studenti e colleghi, cioè l’ossessione del paragone. Egli scrive: “Oggi più che mai . . . gli uomini d’affari, gli analisti di Wall Street, gli avvocati, i dottori e altri professionisti sono ossessionati con il paragonare i propri traguardi con quelli degli altri . . . Questo è un male per gli individui come per le aziende. Quando definisci il successo su basi esterne invece che su criteri interni, diminuisci la tua soddisfazione e anche il tuo impegno”.

Quella cosa che fai

Mentre il convoglio aspettava di partire, un giovane marine bussò con insistenza al finestrino del veicolo del suo superiore. Irritato, il sergente tirò giù il finestrino: “Che c’è?”

La marcia

Nell’estate del 2015 Hunter (15 anni) portò suo fratello Braden (8 anni) in braccio per una marcia di più di 60 chilometri, allo scopo di raccogliere fondi per i malati di paralisi celebrale. Braden pesa ventisette chilogrammi, quindi Hunter doveva fermarsi spesso mentre altre persone lo aiutavano a fare stretching; inoltre indossava una particolare imbracatura per distribuire il peso di Braden. Hunter diceva che se l’imbracatura lo aiutava con la fatica fisica, ciò che più gli era di aiuto era l’incoraggiamento delle persone lungo la strada. “Se non fosse stato per tutte le persone che ci esortavano e camminavano con noi, non ce l’avrei mai fatta… Le gambe mi facevano male, ma i miei amici mi hanno sostenuto e siamo arrivati in fondo”. Sua madre l’ha definita “La Marcia della Paralisi Celebrale”.

Portare luce nelle tenebre

Nel 1989 Vaclav Havel fu elevato dalla sua posizione di prigioniero politico per diventare il primo presidente eletto della Cecoslovacchia dell’era post-comunista. Nel 2011 al suo funerale, l’ex segretario di stato americano Madeleine Albright, anche lei nata a Praga, lo descrisse come un uomo che aveva “portato la luce in luoghi di profonde tenebre”.

Un’eredità per la vita

Mentre alloggiavo in un hotel in una piccola cittadina, notai che nella chiesa dall’altro lato della strada c’era una funzione in corso. La chiesa era strapiena di gente giovane e anziana al punto che erano tutti in piedi. Notai un carro funebre all’angolo della strada e compresi che si trattava di un funerale. Osservando la folla, pensai dovesse trattarsi di un eroe locale, forse un uomo d’affari importante o una persona famosa. Curioso, chiesi al ministro all’ingresso: “E’ una folla sorprendente per un funerale; deve trattarsi di una persona famosa qui in paese”.

Tuo Padre sa

Avevo solo quattro anni quando, in una calda notte estiva, mi sdraiai con mio padre sul materasso per terra. (Mia madre in quel periodo dormiva in un’altra stanza con il fratellino neonato). Questo accadeva nel Ghana settentrionale, dove il clima è per lo più secco. Il sudore copriva il mio corpo e il calore mi seccava la gola. Avevo talmente tanta sete che svegliai mio padre. Nel bel mezzo di quella notte secca, egli si alzò e da una brocca mi versò dell’acqua per calmare la mia sete. Per tutta la mia vita ciò che fece quella notte è rimasto nella mia mente come l’immagine di un padre che provvede. Egli mi aveva dato ciò di cui avevo bisogno.