Avanti, insieme
Come mai ogni anno più di cinque milioni di persone pagano per poter partecipare ad una corsa ad ostacoli che prevede arrampicate, tratti fangosi da attraversare e la scalata di una cascata d’acqua? Alcuni lo fanno per sfida personale, per aumentare il proprio limite di sopportazione o per vincere una paura. Altri invece sono attratti dall’idea di lavorare in squadra, raggiungere un obiettivo insieme. Qualcuno l’ha definita una “zona di non giudizio”, un momento in cui anche persone che non si conoscono sono pronte ad aiutarsi pur di raggiungere insieme il punto d’arrivo (Stephanie Kanowitz, The Washington Post).
Quelle due lettere
Di indole pessimista, tendo a saltare a conclusioni negative su come si svilupperanno le cose nella mia vita. Se sono in difficoltà su un progetto lavorativo, facilmente mi ritrovo a convincermi che tanto, nel mio caso, nessun progetto avrà mai successo. Come—per cambiare completamente argomento—non riuscirò mai a toccarmi le punte dei piedi con le mani. E poi, ahimè, sono una madre terribile che non ne fa una giusta. Sentirmi sconfitta in un’area della mia vita finisce per condizionare, senza motivo, i miei sentimenti anche in tutto il resto.
Lealtà senza vergogna
I tifosi sportivi amano fare cori che esaltano la squadra. Indossano i colori della squadra, scrivono post su Facebook per esprimere il loro tifo, ne parlano con gli amici al bar. Insomma, il vero tifoso non lascia dubbi sulla propria fede sportiva. Io stesso, con il mio cappellino dei Detroit Tigers, la maglietta e le mie parole, dico chiaramente tra quali tifosi è il mio posto.
Portami alla rocca
Ero andata a comprare un umidificatore, quando notai una donna camminare avanti e indietro davanti allo stesso scaffale. Mi chiedevo se anche lei stesse cercando la stessa cosa, così mi spostai per lasciarle lo spazio per avvicinarsi. Iniziammo a chiacchierare su un virus che girava nella zona, e l’influenza aveva lasciato anche a lei una forte tosse e il mal di testa.
Istruzioni dirette
La mia secondogenita non vedeva l’ora di poter dormire nel “letto dei grandi” in camera con sua sorella. Ogni notte rimboccavo le coperte a Britta, raccomandandole però di non alzarsi di notte oppure avrei dovuto riportarla nella sua culla. Notte dopo notte, invece, la ritrovavo in corridoio. A quel punto dovevo riportare la piccola e scoraggiata Britta nella sua culla di là. Anni dopo ho scoperto la verità: sua sorella maggiore, tutt’altro che entusiasta di averla in camera sua, ogni sera ripeteva a Britta che io la stavo chiamando. Britta credeva alle parole di sua sorella, veniva a cercarmi e finiva di nuovo nella culla.
Saggezza senza età
Nel 2010 un giornale di Singapore pubblicò un articolo che conteneva le lezioni di vita di otto cittadini di età avanzata. L’articolo iniziava con queste parole: “Se da un lato invecchiare comporta notevoli sfide per mente e corpo, dall’altro conduce a nuove conquiste. Con l’età si acquisisce conoscenza sociale e emotiva; qualità che gli scienziati iniziano a definire saggezza . . . la saggezza degli anziani”.
Addio, per ora
Io e la mia nipotina Allyssa abbiamo una nostra personale routine quando dobbiamo salutarci. Ci abbracciamo forte e ad alta voce fingiamo di lamentarci e piangere disperatamente per circa venti secondi. Poi facciamo un passo indietro e, come se niente fosse, ci diciamo: “Beh, ci vediamo, ciao”. E andiamo via. Un’abitudine sciocca ma divertente, che ha senso proprio perché sappiamo che ci rivedremo—presto.
Come un piccolo bambino
La bambina danzava con grazia al ritmo della musica di lode. Era l’unica nella navata della chiesa, ma questo non le impediva di muovere le braccia e le gambe al suono del canto. Sua madre, col sorriso sulle labbra, la osservava lasciandola fare.
Il prato o la grazia
Al ritorno da una vacanza, il mio amico Archie si accorse che il suo vicino aveva eretto una recinzione di legno sconfinando per un metro e mezzo nella sua proprietà. Per diverse settimane Archie provò a parlare col vicino per convincerlo a rimuovere la recinzione. Si offrì perfino di aiutarlo nei lavori e dividere i costi, ma non c’era verso. Archie avrebbe potuto denunciarlo, ma scelse di rinunciare al suo diritto, in questa occasione, e lasciare lì la recinzione. Tutto questo per mostrare al suo vicino qualcosa della grazia di Dio.