Matteo 5:27-48
Cesare Augusto è ricordato come il primo e il più grande degli imperatori romani. Con la sua abilità politica e la sua forza militare eliminò i suoi nemici, allargò i confini dell’impero e trasformò Roma da una città in rovina ad una città ricca di statue in marmo e templi. I cittadini romani, in fervente adorazione, si riferivano ad Augusto come al padre divino, salvatore dell’umanità. La storia narra due versioni delle ultime parole di Augusto. La prima racconta che l’imperatore romano, sul letto di morte, si sarebbe rivolto ai suoi sudditi dichiarando: “Ho trovato una Roma d’argilla e la lascio di marmo”. La seconda versione, invece, narra che Augusto si rivolse agli amici più cari e chiese: “Ho interpretato bene la mia parte? Allora applauditemi pure!”.
Quello che Augusto non sapeva era che il suo ruolo nella storia sarebbe stato molto più grande. All’ombra del suo regno, il figlio di un carpentiere nasceva per rivelare qualcosa di molto più grandioso di qualunque vittoria militare, tempio, stadio o palazzo (Luca 2:1).
Chi poteva comprendere la gloria di cui parlava Gesù nella Sua preghiera, la notte in cui i Suoi concittadini chiesero che fosse crocifisso dai soldati romani? (Giovanni 17:4-5). Chi poteva prevedere le meraviglie nascoste in un sacrificio che sarebbe stato applaudito per sempre, in cielo e sulla terra?
È una grande storia. Il nostro Dio ci ha visitato mentre inseguivano sogni vani, impegnati a farci la guerra tra noi. Ci ha lasciato uniti insieme a cantare della gloria di una vecchia croce.