Mia moglie fa un delizioso spezzatino di carne. Mette in una casseruola la carne cruda, le patate dolci e quelle normali, i funghi, le carote, il sedano e la cipolla e fa cuocere tutto a fuoco lento. Ore dopo un buonissimo aroma riempie la casa e all’assaggio il sapore è squisito. È nel mio interesse attendere con pazienza che i vari ingredienti nella casseruola si uniscano per creare un sapore che individualmente non darebbero.
Quando Paolo usò l’espressione “cooperare” nel contesto della sofferenza, usò il termine greco da cui deriva la parola italiana sinergia. Egli scrisse: “Or sappiamo che tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio, i quali sono chiamati secondo il Suo disegno” (Rom 8:28). Paolo desiderava che i Romani sapessero che Dio non voleva la loro sofferenza ma era sovrano su di essa, sapendo che ogni circostanza cooperava al Suo piano divino, per il loro bene. Il bene a cui Paolo faceva riferimento non comprendeva le benedizioni temporali, la salute, il benessere, l’ammirazione o il successo, ma “essere conformi all’immagine del Figlio Suo” (v. 29).
Dobbiamo aspettare con pazienza e fiducia, sapendo che il nostro Padre Celeste sta usando tutte le sofferenze, i problemi e ogni male perché cooperino alla Sua gloria e al nostro bene spirituale. Egli desidera renderci come Gesù.