Nel 1926 il cantautore Billy Hill divenne famoso con una canzone dal titolo “The Glory of Love” (la gloria dell’amore). In poco tempo un’intera nazione si ritrovò a cantare quelle parole, a ripetere che c’è gioia nel compiere anche i gesti più semplici, spinti solo da amore verso qualcuno. Cinquanta anni dopo, il cantautore Peter Cetera scrisse un’altra canzone romantica con un titolo simile. Nel suo testo immaginava due persone che vivessero per sempre, sapendo entrambe che tutto quello che avevano fatto, l’avevano compiuto per la gloria dell’amore.
Nell’Apocalisse, l’ultimo libro della Bibbia, si parla di un canto d’amore che un giorno porterà chiunque, in cielo e sulla terra, ad alzare la propria voce (Apocalisse 5:9, 13). La musica inizia, però, in chiave piuttosto sommessa. Giovanni, la voce narrante, sta piangendo: non trova alcuna risposta a tutto il male che vede nel mondo (vv. 3-4). Ma poi si illumina la speranza e la musica parte con un crescendo (vv. 12-13), mentre Giovanni scopre qual è la vera gloria e la vera storia d’amore. Presto sente tutte le creature lodare il potente Leone di Giuda (v. 5), Colui che ha vinto i cuori delle Sue creature sacrificando con amore Se stesso, come un agnello, per la nostra salvezza (v. 13).
Dal canto più commuovente che sia mai stato cantato, capiamo perché ogni dimostrazione di amore, anche la più piccola, è frutto di questa musica. La gloria di cui cantiamo riflette il cuore del nostro Dio. Se oggi cantiamo dell’amore, è perché Dio che ci ha donato questo canto.