“Ah, ogni molo è una nostalgia di pietra!” dice un verso dell’Ode Marittima del poeta portoghese Pessoa. Il molo di cui parla Pessoa rappresenta le emozioni che proviamo quando una nave si muove lentamente allontanandosi da noi. L’imbarcazione si sposta ma il molo rimane, un monumento costante per speranze e i sogni, partenze e desideri. Piangiamo per ciò che è perduto, piangiamo per ciò che non riusciamo ad afferrare.
La parola portoghese tradotta con “nostalgia” (saudade) fa riferimento ad un desiderio nostalgico che proviamo—un dolore profondo che sfugge ad ogni definizione. Il poeta descrive l’indescrivibile.
Potremmo forse dire che il Monte Nebo era la “nostalgia di pietra” di Mosè. Dal Nebo si vedeva tutta la terra promessa—una terra che lui non avrebbe mai raggiunto. Le parole di Dio a Mosè, “Te l’ho fatto vedere con i tuoi occhi, ma tu non vi entrerai” (Deuteronomio 34:4), possono sembrare dure. Ma se guardiamo solo a quello, perdiamo di vista ciò che stava accadendo. Dio parla con grande conforto a Mosè: “Questo è il paese riguardo al quale Io feci ad Abramo, ad Isacco e a Giacobbe questo giuramento: ‘Io lo darò ai tuoi discendenti’” (v. 4). Molto presto, Mosè avrebbe lasciato Nebo per un paese molto migliore di Canaan (v. 5).
Spesso nella vita ci ritroviamo in piedi davanti al molo. I nostri cari che partono, speranze che svaniscono, sogni che muoiono. In mezzo a tutto questo sentiamo qualche eco dell’Eden e vediamo sprazzi di paradiso. I nostri desideri ci portano a guardare a Dio. È Lui il compimento di tutto ciò che desideriamo.