Un Padre che canta
Prima che io e mia moglie avessimo figli nessuno mi disse quanto sia importante cantare. Oggi i nostri bambini hanno sei, otto e dieci anni. Ma tutti e tre facevano fatica ad addormentarsi da piccoli. Ogni notte, io e mia moglie facevamo a turno per cullarli, ripetendo disperatamente tutte le ninne-nanne che ci venivano in mente, nella speranza di velocizzare il processo. Ma sussurrando canzoni ai miei bambini, notte dopo notte, è accaduta una cosa sorprendente: l’amore per loro e la gioia di averli sono diventati sempre più profondi, trasformandosi in qualcosa che non avrei mai pensato.
Percorrere il sentiero di Dio
“Andiamo da questa parte” dissi, toccando la spalla di mio figlio. Lo diressi attraverso la folla dietro sua mamma e le sue sorelle, in fila davanti a noi. Avevo fatto questo molte altre volte quel giorno, mentre percorrevamo avanti e indietro il parco divertimenti che stavamo visitando. Più mio figlio si stancava, più facilmente si distraeva. Ma perché non può semplicemente seguirci? Mi chiedevo.
Lavori in corso o conclusi?
È una soddisfazione finire un lavoro. Ogni mese, ad esempio, un altro dei miei lavori passa da una categoria all’altra: dalla cartella “lavori in corso” a “lavori terminati”. Amo cliccare quel tasto e dichiarare un lavoro concluso! Ma lo scorso mese, mentre facevo proprio questo, ho pensato: Se solo potessi archiviare con la stessa facilità anche alcune zone grigie della mia fede! Sembra che la vita cristiana sia sempre un cantiere aperto, mai concluso.
L’uomo sorridente
Non amo molto andare al supermercato. È una parte necessaria della vita—qualcosa che bisogna fare e basta.
Vespe e serpenti
Alcuni problemi sembrano portare l’etichetta “papà”. Ad esempio, di recente i miei figli hanno scoperto un nido di vespe in una fessura del cemento nel nostro portico. Così, armato di spray insetticida, sono uscito per la battaglia.
Un’ancora quando abbiamo paura
Sei un tipo ansioso? Io sì. Quasi tutti i giorni mi ritrovo a combattere contro l’ansia. Mi preoccupo per cose grandi. Mi preoccupo per le piccole. A volte ho la sensazione di preoccuparmi per tutto. Una volta, da ragazzino, telefonai alla polizia perché i miei genitori non erano ancora rientrati a casa dopo quattro ore.
“Meraviglia!”
Fu mia figlia a pronunciare quella esclamazione, mentre si stava preparando quella mattina. Non sapevo a cosa si riferisse. Poi indicò la sua maglietta, un capo usato, ricevuto dalla cugina più grande. Sulla maglietta era stampata la scritta: “Meraviglia”. L’abbracciai forte e lei ricambiò con un sorriso di gioia. “Tu sei una meraviglia!” le dissi. Il suo sorriso, se possibile, si fece ancora più grande e corse via ripetendo quella parola, ancora e ancora.
Traboccante
“No! No! No! NO!” urlai. Ma non servì. Nemmeno un po’. La mia brillante soluzione per risolvere l’intasamento—tirare di nuovo lo sciacquone—aveva ottenuto l’effetto opposto di quello sperato. Sapevo di aver commesso un errore nel momento stesso in cui avevo premuto la leva. Mi ritrovai a guardare, del tutto inerme, mentre l’acqua continuava a traboccare.
Nelle nostre tempeste
Il vento soffiava, i lampi squarciavano il cielo, le onde si alzavano. Ero convinto che sarei morto. Io e i miei nonni eravamo andati a pesca sul lago, ma ci eravamo trattenuti troppo a lungo. Mentre il sole tramontava, una forte tempesta si era scatenata sopra di noi. Mio nonno mi ordinò di sedermi davanti, per evitare che la barca si ribaltasse. Il terrore invase il mio cuore. Ma poi, in qualche modo, iniziai a pregare. Avevo quattordici anni.