Quando Dio ci riempie
“Cosa ho fatto?” Pensavo sarebbe stato uno dei periodi più emozionanti della mia vita. Al contrario, stava diventando il più solitario. Avevo appena trovato il mio primo “vero” lavoro dopo l’università, in una città a migliaia di chilometri dal luogo in cui ero cresciuto. Ma l’entusiasmo per quel passo grande era presto svanito. Ero in un piccolo appartamento. Senza mobili. Non conoscevo la città. Non conoscevo nessuno. Il lavoro era interessante, ma la solitudine era deprimente.
Di ragni e della presenza di Dio
Ragni. Non conosco nemmeno un bambino a cui piacciono. Almeno, non quando ne trovano uno nella loro camera . . . ed è ora di andare a letto. Ma mentre la mia bambina si preparava per dormire, ne notò uno esattamente vicino al suo letto. “Papaaaaaaà!! Ragnooooo!” urlò. Nonostante la mia determinazione, non riuscivo proprio a trovare l’insetto a otto zampe. “Non ti farà niente,” la rassicurai. Ma non era convinta. Solo quando le promisi che sarei rimasto di guardia accanto al suo letto, finalmente si infilò sotto le coperte.
Cogliere l’opportunità
Come molte altre persone, anch’io faccio troppo poco esercizio fisico. Così recentemente mi sono procurato uno strumento per motivarmi al movimento: un contapassi. È un oggetto molto semplice, ma è sorprendente quanto stia facendo la differenza nel motivarmi. Invece che brontolare quando devo alzarmi dal divano, ora è un’opportunità per aggiungere altri passi al totale. Compiti banali, come prendere un bicchiere d’acqua per i miei figli, diventano occasioni che mi aiutano a raggiungere lo scopo. In un certo senso, il mio contapassi ha cambiato la mia prospettiva e la mia motivazione. Ora cerco di fare passi in più ogni volta che posso.
Promesse, promesse
Io e mia figlia più piccola facciamo spesso un gioco che chiamiamo “Pizzicotti”. Quando lei sale su per le scale, io la rincorro e cerco di darle un pizzicotto. La regola è che posso pizzicarla (delicatamente, è ovvio!) solo mentre lei è sui gradini. Una volta arrivata in cima, è salva. A volte però non ha voglia di giocare e così, quando la inseguo su per le scale, mi intima, seria in viso: “Niente pizzicotti!” Allora io rispondo: “Niente pizzicotti, promesso”.
Un cuore che serve
Era stata una lunga giornata al lavoro. Tornato a casa, però, mi aspettava un “altro” lavoro: essere un buon padre. Il bentornato di mia moglie e dei miei figli presto diventò: “Papà, cosa c’è per cena?” oppure: “Papà, mi prendi dell’acqua?” e ancora: “Giochi a calcio con me?”
Il Salvatore che ci conosce
“Papà, che ore sono?” chiese mio figlio dal sedile posteriore. “Le 5:30”. Sapevo esattamente cosa avrebbe detto dopo. “No, sono 5:28!” Ho guardato la sua faccia illuminarsi. Te l’ho fatta! Diceva il suo sorriso disarmante. Anch’io ero felice—quel tipo di felicità che proviene dal conoscere a fondo il proprio bambino, come solo un genitore può fare.
Oggetti nello specchietto
“Devi. Andare. Più veloce”. È quello che il Dr Ian Malcolm, interpretato da Jeff Goldblum, dice in una scena iconica del film Jurassic Park (1993), mentre lui e altri due personaggi fuggono in jeep da un grosso tirannosauro. Quando l’autista guarda nello specchietto retrovisore, vede i denti affilati dell’animale che li segue minaccioso—e legge la scritta: “GLI OGGETTI NELLO SPECCHIETTO POTREBBERO ESSERE PIU’ VICINI DI QUANTO SEMBRANO”.
Il campanile storto
Sembra che i campanili storti rendano le persone nervose. Eravamo ospiti di alcuni amici e ci raccontarono che, dopo un violento temporale, il fiero campanile della chiesa si era leggermente inclinato, mettendo in allarme la popolazione.
Serve un cuore nuovo?
Le notizie erano cupe.