Vita e morte
Non dimenticherò mai il giorno in cui ero seduta accanto al letto del fratello morente della mia amica. Era una scena ordinaria, eppure straordinaria. Eravamo in tre e parlavamo sottovoce quando realizzammo che il respiro di Richard si faceva sempre più faticoso. Ci stringemmo intorno a lui, guardando, aspettando e pregando. Quando prese fiato per l’ultima volta, ci parve un momento solenne, sacro. Tra le lacrime di dolore per la perdita di un uomo meraviglioso di soli quarant’anni, sentimmo la presenza di Dio avvolgerci.
Pioggia di primavera
Avevo bisogno di una pausa, e così ho fatto due passi nel parco vicino casa. Mentre camminavo giù per il sentiero, una piccola macchia verde ha catturato la mia attenzione. Dal fango spuntavano germogli di vita che in poche settimane si sarebbero trasformati in splendidi narcisi, annunciando l’arrivo della primavera con il suo avvolgente tepore. Avevamo superato un altro inverno!
Il dono dell’accoglienza
Tempo fa abbiamo organizzato una cena in cui gli invitati erano famiglie di cinque nazionalità diverse. È stata una serata memorabile e, anche se non sempre riuscivamo a conversare tutti insieme, ciascuno ha condiviso com’è vivere a Londra quando provieni da un altro Paese. Alla fine della serata, io e mio marito abbiamo concluso che ciò che abbiamo ricevuto era più di quanto avessimo dato: il calore di nuove amicizie e aver imparato cose nuove su culture diverse dalla nostra.
Il Faro
Fin dalla sua fondazione, il centro chiamato “Il Faro” in Ruanda è diventato un simbolo di rinascita. Il centro si trova su un terreno che ai tempi del genocidio del 1994 ospitava una grande dimora del presidente. A differenza di quella casa, questa nuova struttura è stata edificata da cristiani come simbolo di luce e speranza. Oggi, oltre a un albergo, un ristorante e altri servizi per la comunità, ospita anche una scuola biblica, sorta allo scopo di crescere una nuova generazione di leader cristiani. Dalla cenere è sorta una nuova vita. Coloro che hanno costruito il Faro guardano a Gesù come fonte di speranza e redenzione.
Ti vedo
“Ti vedo” mi ha scritto un’amica su un gruppo online di scrittori, uno spazio in cui ci incoraggiamo e sosteniamo a vicenda. Ero stressata e in ansia, e le sue parole mi hanno dato un senso di pace e sollievo. Nel dirmi “ti vedo” mi ha fatto comprendere che prendeva a cuore le mie speranze, le paure, le lotte, i miei sogni—e che mi amava.
Eroi invisibili
Alcune storie della Bibbia sono fonte di inesauribile meraviglia. Ad esempio, mentre Mosè conduceva il popolo di Dio nella Terra Promessa e subirono un attacco da parte degli Amalechiti, come sapeva Mosè di dover andare sulla cima del colle e tenere in alto il bastone di Dio (Esodo 17:8-15)? Non ci viene detto. Però sappiamo che quando Mosè teneva le braccia alzate gli Israeliti vincevano, mentre quando le abbassava era Amalec a trionfare. Quando Mosè era ormai stanco, suo fratello Aronne e un altro uomo, Cur, tennero in alto le sue braccia in modo che Israele vincesse.
Alito di vita
In una mattina fredda e gelida, mentre io e mia figlia camminavamo verso la scuola, ci divertimmo a giocare con il nostro respiro che diventava vapore. Ridendo, tentammo di formare nuvole diverse con i nostri aliti caldi. Ricordo quel momento come un dono, felice di essere con lei e di essere viva.
Perdere per trovare
Quando sposai il mio fidanzato inglese e mi trasferii nel Regno Unito, pensavo che sarebbe stata un’avventura di cinque anni in un Paese straniero. Non avrei mai creduto di essere ancora qui vent’anni dopo! Diverse volte ho avuto la sensazione di aver perso la mia vita, la famiglia e gli amici, il lavoro e tutto ciò che mi era familiare. Ma nel perdere la mia vecchia vita, ne ho trovata una nuova.
Un sigillo
La prima volta che ho conosciuto il mio nuovo amico ho notato che aveva un accento inglese aristocratico e un anello al mignolo. Più avanti ho capito che non si trattava di un semplice anello: vi era inciso sopra lo stemma di famiglia ed era un simbolo della sua storia familiare. Un po’ come un sigillo, forse come il sigillo di cui parlava Aggeo. In questo breve libro dell’Antico Testamento, il profeto Aggeo esorta il popolo di Dio a riprendere la ricostruzione del tempio. Tornati in patria dopo l’esilio, avevano iniziato i lavori ma i loro nemici cercavano in ogni modo di ostacolarli e fermarli. Nel suo messaggio, Aggeo rivolgeva una promessa da parte di Dio anche a Zorobabele, il capo di Guida, rassicurandolo che nel suo ruolo era stato scelto dal Signore, proprio come se fosse un sigillo.