Le piccole cose
La mia amica Gloria mi chiamò con voce emozionata. Da tempo può lasciare casa sua solo per gli appuntamenti con i dottori. Così compresi la sua gioia quando mi disse: “Mio figlio ha appena collegato delle casse al mio computer, così posso andare in chiesa!” Ora poteva ascoltare la funzione e lodare insieme agli altri membri della chiesa. Ripeteva che Dio è buono e che suo figlio le aveva fatto il regalo più bello del mondo.
Guarda a ciò che Dio ha fatto
Quel bambino aveva solo otto anni quando fece questo annuncio a Wally, un amico dei suoi genitori: “Io amo Gesù e un giorno andrò a servire Dio dall’altra parte del mondo”. Durante i dieci anni successivi, Wally continuò a pregare per lui, mentre lo osservava crescere. Quando, più avanti, divenne un giovanotto e si organizzò per andare in missione in Mali, Wally gli disse: “Era anche ora! Da quando, anni fa, mi hai detto che un giorno saresti partito, ho messo da parte del denaro per te, aspettando questa bella notizia”. Wally ha un cuore per gli altri e desidera che la gente conosca la buona notizia di Dio.
Il vaso della gratitudine
Sue desiderava crescere nella fede e diventare più riconoscente, così inventò il “vaso della gratitudine”. Ogni sera scriveva su un pezzo di carta un motivo di ringraziamento a Dio per la giornata appena trascorsa. Alcuni giorni aveva molte ragioni da annotare; altre volte faticava a trovarne anche una sola. Alla fine dell’anno svuotava il vaso e rileggeva tutti i ringraziamenti, accorgendosi di avere davvero molto per cui essere grata a Dio. Certi giorni Dio le aveva regalato un bellissimo tramonto o una serata di fresco per una passeggiata al parco, altre volte le aveva dato la grazia di affrontare una situazione difficile o aveva risposto ad una preghiera.
Ciò che ci copre
Quando si parla di fede in Gesù a volte usiamo alcune parole senza comprenderle o spiegarle. Uno di questi termini è giustizia. Diciamo che Dio è giusto e che ci rende giusti, ma il concetto può essere difficile da capire.
E se lo facessi tu?
Emily ascoltava mentre un gruppo di amici parlava delle tradizioni di famiglia durante la festa del Ringraziamento. “Ci raccontiamo a vicenda i motivi per cui siamo grati a Dio”, condivise Gary.
Una facciata
Kerri fa di tutto perché la gente la ammiri. La maggior parte del tempo finge di essere felice, in modo che la gente lo noti e si complimenti con lei per l’attitudine gioiosa. Alcuni la lodano perché è disponibile ad aiutare la gente della comunità. Ma in momenti di onestà Kerri si trova ad ammettere la verità: “Amo il Signore, ma in un certo senso la mia vita è una facciata”. La sua insicurezza è alla base dello sforzo di far sembrare agli occhi degli altri che tutto vada bene, e col passare del tempo non ha più energie per tenere su la facciata.
Dobbiamo proprio?
Joie iniziò il programma dei bambini con una preghiera, poi cantò con loro. Il piccolo Emmanuel di sei anni cominciò ad agitarsi sulla sedia quando Joie pregò di nuovo dopo aver presentato Aaron, l’insegnante. Aaron pregò prima di raccontare la storia e anche alla fine. Emmanuel esclamò: “Sono quattro preghiere! Non riesco a star seduto così a lungo!”
Pausa con le bolle
Stavo camminando con mio marito Carl quando un bambino ci è corso incontro e ci ha riempito di bolle di sapone. È stato un momento di leggerezza e divertimento durante una giornata difficile. Eravamo stati all’ospedale a visitare mio cognato, cercando di sostenere la sorella di Carl che lottava con i problemi di salute del marito e i propri appuntamenti dal medico. Così mentre facevamo quella pausa camminando sulla spiaggia, ci sentivamo sopraffatti dai bisogni della nostra famiglia.
La marcia
Nell’estate del 2015 Hunter (15 anni) portò suo fratello Braden (8 anni) in braccio per una marcia di più di 60 chilometri, allo scopo di raccogliere fondi per i malati di paralisi celebrale. Braden pesa ventisette chilogrammi, quindi Hunter doveva fermarsi spesso mentre altre persone lo aiutavano a fare stretching; inoltre indossava una particolare imbracatura per distribuire il peso di Braden. Hunter diceva che se l’imbracatura lo aiutava con la fatica fisica, ciò che più gli era di aiuto era l’incoraggiamento delle persone lungo la strada. “Se non fosse stato per tutte le persone che ci esortavano e camminavano con noi, non ce l’avrei mai fatta… Le gambe mi facevano male, ma i miei amici mi hanno sostenuto e siamo arrivati in fondo”. Sua madre l’ha definita “La Marcia della Paralisi Celebrale”.