Deviazioni divine
Può essere difficile quando ci viene detto un “no” o un “non ora”, specialmente quando abbiamo la sensazione che Dio ci abbia aperto una porta per servire gli altri. All’inizio della mia carriera come servitore del Signore, mi furono proposte due opportunità e in entrambi i casi pensai che i miei doni e le mie abilità rispondevano alle esigenze delle chiese. In tutti e due i casi le porte alla fine si chiusero. Dopo queste due delusioni, arrivò un’altra proposta e questa volta andò bene. Con quella chiamata iniziarono tredici anni di intenso lavoro come pastore: un periodo che mi ha cambiato la vita.
Presente nella tempesta
Il fuoco aveva spazzato via la casa di una famiglia di sei persone della nostra chiesa. Il padre e il figlio erano sopravvissuti, però il padre era ancora ricoverato in ospedale. Ma la moglie, la madre e due bambini piccoli avevano perso la vita. Sfortunatamente eventi strazianti come questo continuano ad accadere ancora e ancora. E ogni volta torna attuale la stessa, antica domanda: perché le cose brutte accadono alle persone per bene? E non ci sorprende che questa vecchia domanda non abbia nuove risposte.
In catene ma non in silenzio
Nell’estate del 1963, dopo aver viaggiato in bus per tutta la notte, l’attivista dei diritti civili Fannie Lou Hamer e altri sei passeggeri si fermarono a una tavola calda a Winona, Mississippi. Arrivò la polizia e li costrinse ad andarsene. Protestarono, così furono arrestati e messi in prigione. Ma l’umiliazione non si fermò a quell’arresto ingiusto. Furono tutti picchiati—e Fannie più di tutti. Dopo un attacco brutale che la lasciò vicino alla morte, lei iniziò sommessamente a cantare: “Paolo e Sila furono incatenati in prigione, lascia andare il mio popolo”. E non era sola a cantare. Altri prigionieri, provati nel fisico ma non nell’anima, si unirono a lei nella lode.
Le straordinarie mani di Dio
Dopo venti minuti che il volo era partito da New York, diretto a San Antonio, il piano di volo cambiò all’improvviso e alla calma subentrò il caos. Uno dei motori dell’aereo si era guastato e alcuni detriti erano schizzati su un finestrino, frantumandolo. Questo aveva causato la decompressione. Purtroppo diverse persone rimasero ferite e ci fu un morto. Se però non ci fosse stato un pilota capace e controllato alla guida—pilota con una formazione nell’aviazione, capace di pilotare mezzi da combattimento—le cose sarebbero andate probabilmente molto peggio. Il titolo sui giornali locali recitava: “In mani straordinarie”.
Recuperare energia
All’età di 54 anni ho deciso di partecipare alla maratona di Milwaukee, con due obiettivi: finire la gara e farcela in meno di cinque ore. Il mio tempo sarebbe stato sorprendente se avessi corso gli ultimi 21 km come i primi 21. Ma la gara era difficile e quel recupero di energia nel quale avevo sperato non è mai arrivato. Quando ho tagliato il traguardo, la mia andatura costante si era ormai trasformata in una dolorosa camminata.
Luci accese
Nell’estate del 2015, un gruppo della nostra chiesa fu sorpreso da ciò che vedemmo a Mathare, uno dei sobborghi di Nairobi, Kenya. Visitammo una scuola con pavimenti sporchi, mura arrugginite di metalli e panche di legno. Ma in questo contesto di estrema povertà, una persona spiccava con forza.
Segnati da Momma
Il suo nome era lungo, la sua vita lo fu ancora di più. Si chiamava Madeline Harriet Orr Jackson Williams e arrivò a compiere 101 anni, sopravvivendo a due mariti, entrambi predicatori. Madeline era mia nonna, tutti noi la chiamavano Momma. Io e i miei fratelli la conoscevamo bene perché restammo a casa sua finché il suo secondo marito non la portò via. E anche allora abitava a soli 80 km di distanza da noi. Mia nonna era una donna che cantava inni, citava versetti a memoria, suonava il piano, temeva Dio. Io e miei fratelli siamo tutti stati segnati dalla sua fede.
Egli tiene le nostre mani
La bambina che stava scendendo le scale quella domenica mattina in chiesa era deliziosa, fiera e indipendente. La bimba – che non doveva avere più di due anni – scese i gradini uno per volta per raggiungere il piano inferiore. Arrivare in fondo alla scala era la sua missione e riuscì a compierla. Sorrisi tra me e me osservando l’indipendenza e il coraggio di quella bimba. No, lei non aveva paura: sapeva gli occhi della mamma erano proprio su di lei, così come la sua mano, pronta a intervenire in caso di bisogno. È una bella immagine anche per il Signore, per la Sua prontezza nell’aiutare i Suoi figli, mentre essi attraversano il percorso della vita con tutte le sue possibili incertezze.
Vivere con le luci accese
Io e miei colleghi eravamo in viaggio per lavoro, un viaggio di 400 km. Quando ci mettemmo in auto per tornare a casa, ormai si era fatto tardi. Alla mia età, col corpo e gli occhi più stanchi, non è così facile guidare di notte; eppure decisi di fare il primo turno. Afferrai il volante con le mani e continuai a fissare con concentrazione la strada debolmente illuminata davanti a noi. Quando avevo delle auto dietro, mi pareva che i loro fari aiutassero a vedere meglio l’autostrada davanti a me. Provai sollievo quando il mio amico finalmente mi diede il cambio. E fu allora che ci accorgemmo che fino a quel momento gli unici fari dell’auto che avevo acceso erano i fendinebbia!