Natale in prigione
Il reverendo Martin Niemoller, un noto teologo e pastore tedesco, trascorse quasi otto anni nei campi di concentramento nazisti perché si opponeva apertamente al regime di Hitler. La vigilia di Natale del 1944 pronunciò queste parole ai suoi compagni di prigione a Dachau: “Miei cari amici, questo Natale . . . nel bambino di Betlemme vediamo Colui che è venuto per portare con noi ogni peso che ci opprime . . . Dio stesso ha costruito un ponte che lo collega a noi! La luce dall’alto ci ha visitato!”
Buone notizie!
Siamo bombardati da notizie provenienti da tutto il mondo in televisione, radio, internet e sui dispositivi mobili. La maggior parte di esse ci descrivono cose terribili—crimini, terrorismo, guerra e problemi economici. Eppure ci sono momenti in cui le buone notizie riempiono le ore più buie, i periodi di tristezza e disperazione. Sono storie di altruismo, di guarigione dopo brutte malattie e segnali di pace in zone dilaniate dalla guerra.
Il dono d’incoraggiamento
Una vecchia canzone country di Merle Haggard, If We Make It Through December, racconta la storia di un uomo licenziato dalla sua fabbrica, senza i soldi necessari per comprare i regali di Natale per la sua bambina. Nonostante dicembre dovrebbe essere un periodo felice dell’anno, la vita gli sembra nera e fredda.
La vista da 600 chilometri
“La mia prospettiva sulla terra è cambiata radicalmente la prima volta che sono andato nello spazio”, raccontava l’astronauta Charles Frank Bolden Jr. A centinaia di chilometri dalla terra ogni cosa gli pareva pacifica e bellissima. Eppure Bolden spiegava che passando sopra il Medio Oriente tornò bruscamente alla realtà, pensando al conflitto che si stava svolgendo proprio in quella zona. Durante un’intervista con il produttore cinematografico Jared Leto, Bolden raccontò che fu proprio in quella occasione che vide il mondo per come dovrebbe essere e decise di voler fare il possibile per migliorare le cose.
Sono ricco!
Forse hai già visto in TV quel programma in cui i conduttori si presentano alla porta di qualcuno con un grande assegno, annunciando che la persona ha vinto una somma enorme di denaro. In quel momento l’interessato inizia a gridare, balla, salta e abbraccia chiunque si trovi nei paraggi. “Ho vinto! Sono ricco! Non posso crederci! I miei problemi sono finiti!” Diventare all’improvviso ricchi sfondati evoca una forte reazione emotiva.
Annulla Invio
Ti è mai capitato di inviare una email e subito dopo realizzare di averla mandata alla persona sbagliata o che conteneva parole aspre o offensive? Se solo si potesse premere un tasto e fermarla. Bene, ora è possibile. Diversi siti di posta elettronica offrono una funzione che ti permette, entro un breve tempo, di annullare l’invio di una email appena spedita. Dopo quel lasso di tempo, però, l’email è come una parola detta: non si può ritrattare. Invece che essere considerata una soluzione ad ogni male, la funzione di “annulla invio” dovrebbe ricordarci che è estremamente importante stare attenti a ciò che diciamo.
Il dodicesimo uomo
Sullo stadio di football americano dell’università A&M del Texas è posta una grande insegna con la scritta: “Casa del Dodicesimo Uomo”. Se infatti per ciascuna squadra sono previsti solo undici giocatori in campo, il dodicesimo uomo indica la presenza di migliaia di studenti A&M che restano in piedi durante tutta la partita per sostenere la propria squadra. Questa tradizione risale al 1922 quando l’allenatore chiamò uno studente dagli spalti chiedendogli di vestirsi ed essere pronto a rimpiazzare un giocatore infortunato. Anche se lo studente non entrò in partita, la sua disponibilità e presenza a bordo campo incoraggiarono grandemente la squadra.
Guidare con amore
Nel suo libro Leader secondo il cuore di Dio, J. Oswald Sanders esplora l’importanza delle qualità del tatto e della diplomazia. “Combinando queste due parole” afferma Sanders, “l’idea che emerge è quella dell’abilità di conciliare punti di vista opposti senza però offendere né compromettere i propri principi”.
Il paziente che prega
Il necrologio di Alan Nanninga, un uomo della mia città, lo descriveva come “un devoto testimone di Cristo”. Dopo la descrizione della sua vita familiare e della sua carriera, l’articolo parlava del declino delle sue condizioni di salute nell’ultimo decennio. Concludeva così: “La sua permanenza in ospedale gli è valso il titolo d’onore di “paziente che prega” per come si prendeva cura degli altri pazienti. Era un uomo che, nel momento del proprio dolore, pregava con e per le persone in difficoltà intorno a lui”.