Disponibile per tutti
Nella nostra cultura ossessionata dalla fama, non sorprende che nel mondo degli affari le celebrità vengano considerate “un prodotto . . . Quindi è possibile comprare sia il loro tempo che le loro attenzioni”. In un suo articolo sul New Yorker, Vauhini Vara spiegava che per 15,000 dollari puoi avere un incontro personale con la cantante Shakira, e per 12,000 dollari puoi trascorrere un pranzo con undici tuoi amici presso la tenuta del noto Michael Chiarello.
Mostrare grazia
Il Masters Tournament americano si tenne per la prima volta nel 1934 e da allora solo tre giocatori sono riusciti a vincere il titolo per due anni di fila. Il 10 aprile 2016, sembrava che il ventiduenne Jordan Spieth potesse diventare il quarto. Ma sbagliò le ultime nove buche e arrivò secondo. Nonostante la delusione per non aver vinto, Spieth mostrò grazia verso il vincitore, Danny Willett: si congratulò per la vittoria e anche per la nascita del suo primo figlio, un evento “ben più importante del golf”.
Per ogni generazione
I miei genitori si sposarono nel 1933, durante la Grande Depressione. Io e mia moglie apparteniamo entrambi alla generazione del “Baby-Boom”, gli anni in cui si moltiplicarono le nascite in seguito alla Seconda Guerra Mondiale. Le nostre quattro figlie, nate tra gli anni Settanta e Ottanta, appartengono invece alla generazione X e Y. Facendo parte di generazioni tanto diverse, non c’è da sorprendersi se spesso abbiamo opinioni opposte su molte cose!
Ciò che portiamo a casa
John F. Burns ha trascorso quarant’anni a girare il mondo per conto del giornale The New York Times. Nel 2015, in un articolo scritto dopo il suo pensionamento, Burns riprese le parole di un suo amico giornalista che stava morendo di cancro. “Non dimenticare mai,” gli diceva l’amico, “che non è quanto hai viaggiato che fa la differenza, ma cosa hai portato a casa”.
Oltre le etichette
Una delle chiese nella mia città ha esposto un cartello di benvenuto che esprime l’idea dell’amore e della grazia di Dio per tutti. Dice: “Se sei un . . . santo, un peccatore, un perdente, un vincente”—seguono diversi termini per indicare persone in difficoltà—“un alcolizzato, un ipocrita, un traditore, un pauroso, un ribelle . . . Sei il benvenuto qui”. Uno dei pastori mi ha spiegato: “Ogni domenica leggiamo ad alta voce questo cartello durante il nostro incontro di lode”.
Potrei dirlo anch’io?
“La percezione del favoritismo è uno dei fattori che determina la rivalità tra fratelli,” scrive la dott.ssa Barbara Howard, esperta di problemi comportamentali, in un articolo su nytimes.com. Un esempio di questo problema potrebbe essere Giuseppe, personaggio dell’Antico Testamento, figlio prediletto di suo padre. I suoi fratelli lo odiavano per questo (Gen 37:3-4), così vendettero Giuseppe ad alcuni mercanti diretti in Egitto, inventandosi che un animale feroce lo avesse sbranato (37:12-36). I suoi sogni erano all’improvviso infranti e il suo futuro sembrava senza speranza.
Suonare in concerto
Durante il concerto della banda scolastica di nostra nipote, mi impressionò il modo in cui questo gruppo di ragazzini di 11 e 12 anni suonavano insieme. Se ciascuno di essi avesse voluto suonare da solista, non avrebbero mai ottenuto l’effetto raggiunto insieme. Gli strumenti a fiato, gli ottoni e le percussioni eseguivano ciascuno la propria parte, col risultato di creare una musica bellissima!
Ritmi di grazia
Un amico e sua moglie, ultranovantenni e sposati da 66 anni, hanno scritto di recente la storia della loro famiglia per i figli, i nipoti e le generazioni successive. Il capitolo finale, “Una lettera da mamma e papà”, contiene le importanti lezioni di vita che hanno imparato. Una in particolare mi ha portato a fermarmi e riflettere sulla mia vita: “Se hai la sensazione che la vita cristiana ti stia esaurendo, che stia prosciugando le tue energie, allora quello che stai facendo è praticare una religione e non godere del tuo rapporto con Gesù Cristo. Camminare con il Signore non rende stanchi; al contrario, rinvigorisce, ristora le forze, dà energia alla tua vita” (Matteo 11:28-29).
La sfida dei 15 minuti
Charles W. Eliot, a lungo presidente dell’Università di Harvard, era convinto che chiunque leggesse con costanza dalla grande letteratura mondiale, anche per pochi minuti al giorno, potesse farsi una buona base culturale. Nel 1920 lavorò ai volumi intitolati The Harvard Classics, contenenti sezioni di storia, scienze, filosofia e arte. Ogni volume includeva una breve guida di Eliot, dal titolo “Quindici minuti al giorno”, in cui raccomandava la lettura di 8-10 pagine ogni giorno, per tutto l’anno.