Rimuovere le barriere
Incontravo Mary ogni martedì sera quando andavo a “La Casa”, un posto in cui ex-carcerati vengono aiutati a reinserirsi nella società. La mia vita era diversa dalla sua: appena uscita di prigione, in lotta contro una dipendenza, separata da suo figlio. Diresti che viveva al margine della società.
Dalla paura alla fede
Le parole del dottore colpirono dritto al cuore. Era cancro. Al pensiero di suo marito e dei bambini, le parve che il suo mondo si fermasse. Avevano pregato intensamente, sperando in un esito diverso. Cosa dovevano fare? In lacrime, disse a bassa voce: “Dio, tutto questo è più grande di noi. Ti prego, sii la nostra forza”.
Il vero bene
Essendo cresciuta in Giamaica, i miei genitori hanno insegnato a me e mia sorella ad essere “brave persone”. A casa nostra, bravo significa ubbidire ai genitori, dire la verità, andare bene a scuola o avere successo al lavoro, e soprattutto, andare in chiesa . . . almeno a Pasqua e a Natale. Immagino che questa definizione di “brava persona” sia familiare a molti, in varie culture. In effetti, in Filippesi 3 l’apostolo Paolo parte da questo concetto per parlare di qualcosa di più importante.