Table Rock
Sul Table Rock, un altopiano roccioso che sovrasta il mio paese, c’è una grande croce illuminata. Intorno ad essa, negli anni, sono state costruite diverse case; di recente però sono state sgomberate per motivi di sicurezza. Nonostante la loro vicinanza alla roccia, queste case non sono sicure. Infatti si stanno spostando di quasi sette centimetri al giorno rispetto alle fondamenta: se si rompessero anche le tubature dell’acqua, il rischio di frane aumenterebbe pericolosamente.
Sentieri non illuminati
Viaggiando verso casa dopo una vacanza in famiglia, percorremmo una zona desolata dell’Oregon centrale. Per quasi due ore dopo il tramonto attraversammo profondi canyon e altipiani deserti. Raramente qualche lampione illuminava un tratto di strada. Alla fine, la luna sorse all’orizzonte. Riuscivamo a vederla quando la macchina attraversava un altopiano, restavamo al buio quando ci trovavamo in un canyon. Mia figlia commentò che la luce della luna le ricordava la presenza di Dio. Le chiesi se sentiva il bisogno di vederla per sapere che Lui fosse lì. Mi rispose: “No, però aiuta”.
Lasciar andare
Per il nostro anniversario, mio marito ha affittato un tandem (una bici a due posti) per condividere una piccola avventura romantica insieme. Mentre pedalavamo lungo un sentiero, mi resi conto che la persona seduta dietro – io – non vedeva nulla, tranne la schiena di quella davanti. Inoltre il mio manubrio era rigido, non potevo cambiare la direzione della guida. Solo quello del guidatore determinava il movimento delle ruote; il mio serviva unicamente per sostenere il peso del corpo. Avevo due possibilità: o sentirmi frustrata per la mancanza di controllo, o godermi l’avventura fidandomi della guida sicura di Mike.
Dietro le quinte
Mia figlia aveva mandato un messaggio ad un’amica, sperando di ricevere al più presto la risposta alla sua domanda. Dal telefono poteva vedere che l’amica aveva letto il messaggio, così attese con ansia la risposta. Più passava il tempo, più la sua frustrazione cresceva, e con essa l’irritazione per il ritardo della risposta. L’irritazione si trasformò in preoccupazione, e iniziò a chiedersi se ci fosse un problema irrisolto tra loro. Alla fine la risposta arrivò, e mia figlia fu sollevata all’idea che tra loro non ci fossero problemi irrisolti. Semplicemente la sua amica stava cercando le informazioni per poter rispondere alla sua domanda.
Cullato da braccia sicure
La mia amica mi ha dato il privilegio di tenere tra le braccia la sua bimba di soli quattro giorni. Dopo pochi minuti però ha iniziato a lamentarsi. L’ho stretta a me più forte, la mia guancia contro la sua testolina, e ho iniziato a cullarla e a cantarle una dolce ninna nanna per calmarla. Eppure, nonostante questi tentativi e i miei quindici anni di esperienza come madre, non sono riuscita a tranquillizzarla. Lei intanto diventava sempre più inquieta, finché non l’ho rimessa tra le braccia della sua mamma.
Trattenere tra le mani
Dopo aver maldestramente urtato contro il mio bicchiere sul bancone del bar, la bevanda si è rovesciata, iniziando a cadere a cascata sul pavimento. Imbarazzata dalla scena, ho cercato di trattenere il liquido che cadeva nel cavo delle mie mani. Ovviamente il mio sforzo risultò praticamente inutile: quasi tutto quello che trattenevo scivolava tra le mie dita. Alla fine, tra le mani restava sì e no qualche goccia della mia bevanda, mentre i miei piedi erano in una pozzanghera.