Ambasciatore d’amore
Nel mio lavoro come cappellano, a volte alcune persone mi chiedono se sono disponibile a fornire un supporto spirituale in più. Se da un lato mi piace trascorrere del tempo con qualcuno che chiede aiuto, spesso mi ritrovo ad aver imparato più di quanto io abbia insegnato. In particolare, questo è accaduto quando un cristiano, da poco credente, mi ha detto con sincerità e rassegnazione: “Non credo che per me sia una buona idea leggere la Bibbia. Più leggo ciò che Dio si aspetta da me, più mi trovo a giudicare gli altri che non fanno ciò che dice”.
La fucina e il re
Nel 1878, quando lo scozzese Alexander Mackay arrivò nell’odierna Uganda per servire come missionario, per prima cosa costruì una fucina da fabbro nella tribù governata dal re Mutesa. Gli abitanti del villaggio si riunirono intorno a questo straniero che lavorava con le sue mani, stupefatti, perché tutti “sapevano” che il lavoro era prerogativa delle donne. Fino a quel momento, in Uganda gli uomini non avevano svolto lavori manuali. Compito degli uomini era fare razzie negli altri villaggi, catturare schiavi per poi rivenderli. Eppure questo straniero stava lavorando per fabbricare degli attrezzi agricoli.
Profondamente amato
Anni fa avevo un ufficio a Boston che si affacciava sul Cimitero Granary Burying Ground, dove sono sepolti molti eroi americani importanti. In questo cimitero puoi trovare la lapide di John Hancock e Samuel Adams, due firmatari della Dichiarazione d’Indipendenza, e qualche metro più in là anche quella di Paul Revere.
La facilità dell’ingratitudine
Thwip, thwap. Thwip, thwap . . .
Non più prigioniero
Un uomo di mezza età si avvicinò a me dopo che avevo fatto consulenza nel suo posto di lavoro, e mi pose questa domanda: “Sono stato un cristiano per quasi tutta la vita, ma sono sempre deluso di me stesso. Perché mi capita sempre di fare le cose che non vorrei fare, e non riesco a fare ciò che dovrei? Non si stancherà Dio di me?” Altri due uomini in piedi accano a me sembravano ansiosi di ascoltare la risposta.
Santo è il Tuo Nome
Un pomeriggio stavo discutendo con un amico che considero essere il mio mentore; la discussine riguardava usare il nome di Dio invano. “Non pronunciare il nome del SIGNORE, Dio tuo, invano”, afferma il terzo comandamento (Esodo 20:7). Forse pensiamo che questo si riferisca solamente all’uso del nome di Dio abbinato a scongiuri, offese o espressioni irriverenti. Ma il mio mentore non perde mai occasione di insegnarmi una lezione di vera fede. Mi ha esortato infatti a pensare ad altri modi in cui è possibile pronunciare il nome di Dio invano.
Oche e persone difficili
Quando ci trasferimmo nella nostra casa attuale, ero felice delle oche che nidificavano accanto al nostro giardino. Ammiravo il modo in cui si prendevano cura le une delle altre, il loro mettersi in fila precisa nell’acqua e la maestosa V che formavano mentre volavano in cielo. Era una vera gioia osservarle crescere i loro piccoli.
Hai perso l’occasione
Oggi ho sentito le parole più tristi che si possano ascoltare. Due credenti in Cristo stavano discutendo su un argomento, riguardo al quale avevano opinioni diverse. Il più vecchio dei due sembrava molto soddisfatto di sé mentre brandiva la Scrittura come un’arma, additando l’altro sulle cose che riteneva sbagliate nella sua vita. Il più giovane sembrava stanco della paternale, stanco dell’altra persona, e scoraggiato.
Tutti bene! Tutto bene!
Nel Gennaio del 1915, la nave Endurance si schiantò e rimase intrappolata nel ghiaccio, al largo delle coste dell’Antartico. Sopravvisse un gruppo di esploratori polari e, guidati da Ernest Shackelton, decisero di raggiungere Elephant Island con tre piccole scialuppe di salvataggio. Intrappolati su quest’isola disabitata, lontano dalle rotte navali più battute, avevano una sola speranza. Il 24 Aprile del 1916, 22 uomini restarono a guardare come Shackleton e cinque compagni presero il largo con una delle scialuppe in direzione South Georgia, un’isola distante 800 miglia. L’impresa sembrava impossibile e, se avessero fallito, sarebbero certamente morti tutti. Fu una grande gioia, dunque, quando ben quattro mesi dopo apparve una nave all’orizzonte e sulla prua si poteva scorgere lo stesso Shackelton che gridava: “State tutti bene?” E si udì il grido di risposta: “Tutti bene! Tutto bene!”