Ero seduto con un gruppo di passeggeri su una navetta dell’aeroporto, diretto al volo di coincidenza, quando l’autista ricevette la comunicazione di “restare sul posto”. Sembrava che avremmo perso il nostro volo, e un passeggero reagì. Esplose contro l’autista, insistendo che doveva ignorare l’ordine ricevuto e proseguire, se non voleva “provare l’emozione di una denuncia”. In quel preciso momento un dipendente della compagnia aerea arrivò di corsa portando con sé un portadocumenti. Guardando l’uomo arrabbiato, il dipendente della compagnia aerea alzò il portadocumenti in segno di trionfo. Quando riprese fiato, gli disse: “Ha dimenticato questi! Prima le ho sentito dire di avere un incontro molto importante, penso che abbia bisogno di questi documenti!”
A volte sono impaziente con Dio, soprattutto riguardo al Suo ritorno. Mi chiedo: che cosa sta aspettando? Le tragedie intorno a noi, la sofferenza delle persone che amiamo e perfino lo stress della vita di tutti i giorni sembrano più grandi delle soluzioni che si prospettano all’orizzonte.
Poi qualcuno ci racconta la sua storia, e ci dice che ha appena incontrato Gesù, oppure io scopro che Dio è ancora al lavoro nella messe. E questo mi ricorda ciò che imparai quel giorno sulla navetta. Ci sono storie e dettagli che Dio conosce, e io no. Mi ricorda di confidare in Lui e pensare che non sono io il protagonista della storia. È nel piano di Dio che coloro che ancora non hanno conosciuto Suo Figlio, possano farlo (2 Pietro 3:9).